giovedì 31 gennaio 2008
saggezza
Alcune cose sono spazzatura e devi liberartene.
Altre sono perle di saggezza e devi apprezzarle in tutto il loro splendore.
Dietro la tua maschera si nasconde tutto ciò che è represso; e sotto c'è la bellezza della tua vera essenza. Raggiungila.
martedì 29 gennaio 2008
L'importanza della madre
“Non esiste niente come il bambino”. Con questa frase lo psicoanalista inglese Winnicott sintetizzava il suo pensiero riguardo lo sviluppo psichico e fisico del bambino: il bambino in sé non esiste, esiste il bambino e l’ambiente in cui egli cresce, composto principalmente dalle cure materne.
Partendo da questa importantissima osservazione riteniamo dunque essenziale considerare centrali per la crescita sana del bambino il ruolo della madre e di tutte quelle figure deputate all’educazione e allo sviluppo psicofisico del bambino stesso.
I principali modelli psicologici riguardo lo sviluppo del bambino traggono origine dalla teoria psicoanalitica, in particolare dalla corrente delle relazioni oggettuali nata in Inghilterra intorno agli anni ’30 ad opera di Melanie Klein.
Il modello psicoanalitico classico di Freud considerava la relazione con l’altro come un mezzo attraverso cui il singolo individuo riusciva a soddisfare la spinta pulsionale – aggressiva e/o libidica – tramite la scarica della pulsione stessa.
La Klein nel suo modello ipotizzò, invece, la presenza di oggetti interni – quindi di predisposizione alla relazionalità – all’interno della struttura psichica del bambino fin dalla nascita.
Questo orientamento innato alla relazione con l’altro – in primis la madre – costituisce il background su cui si sviluppano le teorie dello sviluppo psicologico del bambino, i cui principali esponenti possono essere considerati Winnicott e Bowlby. Per capire meglio l’importanza della figura dell’educatore per la crescita e lo sviluppo del bambino riteniamo necessario inquadrare questi due modelli teorici.
Per Winnicott la madre già nei primi mesi di gravidanza entra in uno stato psicologico di preoccupazione materna primaria, in cui fornisce al bambino un ambiente psichico e fisico di sostegno (holding), pone in secondo piano i propri bisogni e si sintonizza con quelli del bambino. In questo modo riesce a soddisfare i bisogni del piccolo non appena questi si manifestano (ad esempio allattare il neonato non appena questi percepisce lo stimolo della fame). In questa fase dello sviluppo il bambino attraversa uno stato di onnipotenza soggettiva in cui, essendo ancora un tuttuno con la madre, crede di poter soddisfare da solo i propri bisogni. Successivamente quando la madre esce dallo stato di preoccupazione materna primaria e inizia a “riattivare” i prorpi bisogni e desideri, il bambino sperimenta le prime frustrazioni (ad esempio l’allattamento arriva un po’ in ritardo rispetto alla sensazione di fame); ed è proprio attarverso queste frustrazioni che il bambino inizia a percepire la realtà esterna e, uscendo dallo stato di onnipotenza soggettiva, attraverso una fase di transizione – in cui si relaziona con il cosiddetto oggetto transizionale (ad esempio l’orsacchiotto di peluche o la famigerata “copertina di Linus”) – raggiunge la maturità psicologica.
Dunque per Winnicott il rapporto con la madre deve assolvere ad una duplice funzione: sostenere il bambino ed introdurlo nel mondo reale. Temi che riteniamo essenziali anche per quel che riguarda il ruolo e la funzione dell’educatore, come vedremo in seguito.
Il modello di Bowlby, la cosiddetta teoria dell’attaccamento, rappresenta tutt’oggi l’orizzonte di riferimento principale della psicologia dello sviluppo.
La teoria dell’attaccamento nasce e si sviluppa in un contesto prettamente psicoanalitico ed integra il modello psicoanalitico classico con le osservazioni comportamentali del mondo animale di stampo etologico di Lorenz, soprattutto riguardo le interazioni madre-cucciolo e madre-bambino. In particolare Bowlby riprende le osservazioni di Harlow sul comportamento delle scimmie: in una situazione sperimentale di laboratorio un cucciolo di scimmia veniva collocato di fronte a una scimmia meccanica che forniva latte e una scimmia di pezza; Harlow osservò che il cucciolo, dopo un breve periodo in cui volgeva l’attenzione alla scimmia meccanica che forniva il nutrimento, si rivolgeva esclusivamente alla scimmia di pezza, cercando contatto e calore: la motivazione primaria non era più la nutrizione, ma il contatto fisico con un corpo accogliente.
Bowlby scardina il primato delle pulsioni freudiano (libido o pulsione di vita e aggressività o pulsione di morte) ponendo al centro del comportamento e della psiche umana il sistema d’attaccamento, che diviene quindi il sistema motivazionale principale del comportamento umano.
Secondo Bowlby le interazioni tra madre e bambino (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall’abbraccio allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione ecc.), strutturano ciò che viene definito sistema d’attaccamento, il sistema che guiderà (anche nella vita adulta) le interazioni e gli scambi relazionali affettivi.
La funzione principale della madre è quella di fornire al bambino una base sicura: fargli sentire che esiste ed è protetto. La funzione di base sicura, che nei primi anni di vita viene assolta fisicamente dalla mamma, diviene poi, attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti e degli affetti suscitati dalla mamma stessa, una struttura interna capace di consolare e proteggere durante tutto l’arco della vita.
Partendo dalla base sicura il bambino può iniziare a muovere i primi passi lontano dalla mamma e cominciare ad esplorare il mondo esterno e a stimolare lo sviluppo delle funzioni cognitive, certo di poter tornare in qualsiasi momento dalla mamma stessa.
In questo modo il bambino, e poi l’adulto, può sentirsi libero di allontanarsi e differenziarsi gradualmente dalla mamma, senza dover temere l’allontanamento.
Attraverso le interazioni bambino-figure d’attaccamento (scambi affettivi, abbracci, dialoghi, accudimento durante periodi di malattia, ecc. ) il bambino struttura dei Modelli Operativi Interni (MOI), ossia rappresentazioni di interazioni che guideranno lo stile d’attaccamento. Quest’ultimo caratterizza le interazioni affettive (relazioni di coppia, relazioni intime, ecc.) ed è a sua volta predittivo dello stile d’attaccamento del proprio figlio.
E’ importante sottolineare che Bowlby parla di figure d’attaccamento e non solo di madre: egli, infatti, è convinto che laddove le figure d’attaccamento primarie (i genitori e la madre in primis) falliscono, altre figure d’attaccamento significative (zii, parenti, amici, nonni, addirittura animali domestici, ecc.) possono fornire al bambino quei pattern di interazione “sani” che gli consentono di interiorizzare la funzione di base sicura e di poter esplorare l’ambiente liberamente.
Lo stile d’attaccamento può comunque modificarsi nel corso della vita attraverso relazioni affettive significative in grado di fornire “sicurezza” (come relazioni di coppia, relazioni con analisti/terapeuti, ecc.).
Bowlby classifica gli stili d’attaccamento in quattro categorie principali, che possono essere rilevate nei bambini attraverso la strange situation, creata dalla Ainsworth e collaboratori, e nell’adulto tramite l’Adult Attachment Interview, costruita dalla Main e collaboratori:
- sicuro autonomo
- insicuro distanziante/evitante
- insicuro preoccupato/ansioso
- disorganizzato
- sicuro: l’individuo ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della figura di attaccamento, nel caso si verifichino condizioni avverse o di pericolo. In tal modo, si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, Sé positivo e affidabile, altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la gioia;
- insicuro distanziante/evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé. Questo stile è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto, Sé positivo e affidabile, altro negativo e inaffidabile. Le emozioni predominanti sono tristezza e dolore;
- insicuro preoccupato/ansioso ambivalente: non vi è nell’individuo la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta di aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è incerta, esitante, connotata da ansia ed il bambino è incline all’angoscia da separazione. Questo stile è promosso da una figura che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni, se non addirittura da minacce di abbandono, usate come mezzo coercitivo. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri, Sé negativo e inaffidabile (a causa della sfiducia verso di lui percepita nella figura di attaccamento), altro positivo e affidabile. L’emozione predominante è la colpa;
- disorientato/disorganizzato: bambini che appaiono apprensivi, piangono e si buttano sul pavimento o portano le mani alla bocca con le spalle curve in risposta al ritorno dei genitori dopo una breve separazione; o bambini che manifestano comportamenti conflittuali, come girare in tondo mentre simultaneamente si avvicinano ai genitori. Altri ancora appaiono disorientati, congelati in tutti i movimenti (freezing), mentre assumono espressioni simili alla trance. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo. Gli adulti con questo stile d’attaccamento risulteranno spaventati/spaventanti con il proprio bambino, in altre parole non solo non saranno in grado di proteggere il bambino, ma addirittura lo spaventeranno.
Dunque il modello di Bowlby ritiene importantissimo per lo sviluppo sano del bambino la presenza di almeno una figura d’attaccamento in grado di fornire al bambino il senso di protezione e di consolazione, ossia il porto sicuro (safe harbour) cui poter tornare dopo l’allotanamento esplorativo e su cui poter fare affidamento in un primo momento fisicamente (la mamma o altri significativi) e successivamente psichicamente (la funzione psichica interiorizzata di base sicura).
lunedì 7 gennaio 2008
Le alternative agli inceneritori
1. L’incenerimento dei rifiuti li trasforma in nanoparticelle
tossiche e diossine
2. L’incenerimento necessita di sostanze come acqua, calce,
bicarbonato che aumentano la massa iniziale dei rifiuti
3. Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300 kg
di ceneri solide e altre sostanze.
- le ceneri solide vanno smaltite per legge in una
discarica per rifiuti tossici nocivi, rifiuti
estremamente più pericolosi delle vecchie discariche
- i fumi contengono 30 kg di ceneri volanti
cancerogene, 25 kg di gesso
- l’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da
depurare
4. Le micro polveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivanti
dall’incenerimento se inalate dai polmoni giungono al sangue
in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti
5. Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro,
malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus.
Lo comprovano migliaia di lavori scientifici
6. Gli inceneritori, detti anche termovalorizzatori, sono stati
finanziati con il 7% della bolletta dell’Enel associandoli
alle energie rinnovabili insieme ai rifiuti delle raffinerie
di petrolio al carbone. Senza tale tassa sarebbero
diseconomici. Nell’ultima Finanziaria è stato accordato il
finanziamento, ma solo agli inceneritori già costruiti
7. In Italia ci sono 51 inceneritori, sarebbe opportuno disporre
di centraline che analizzino la concentrazione di micro
polveri per ognuno di essi, insieme all’aumento delle
malattie derivate sul territorio nel lungo periodo
8. I petrolieri, i costruttori di inceneritori e i partiti
finanziati alla luce del sole da queste realtà economiche
sono gli unici beneficiari dell’incenerimento dei rifiuti
Riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata,
riciclaggio e bioessicazione
1. Riduzione dei rifiuti (Berlino, per fare un esempio, ha
ridotto in sei mesi i rifiuti del 50%)
2. Raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale
3. Riciclo di quanto raccolto in modo differenziato
4. Quanto rimane di rifiuti dopo l’attuazione dei primi tre
punti va inviato a impianti per una selezione meccanica delle
tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non
riciclabile può essere trattata senza bruciarla con in
impianti di bioessicazione
5. In termini economici non conviene bruciare in presenza di una
raccolta differenziata perchè:
- il legno può essere venduto alle aziende per farne
truciolato
- il riciclaggio della carta rende più dell’energia che
se ne può ricavare
- il riciclaggio della plastica è conveniente. Occorrono
2/3 kg di petrolio per fare un kg di plastica
6. La raccolta differenziata può arrivare al 70% dei rifiuti, il
30% rimanente può ridursi al 15-20% dopo la bioessicazione.
Una quantità che è inferiore o equivale agli scarti degli
inceneritori. Ma si tratta di materiali inerti e non tossici
con minori spese di gestione ed impatti ambientali sanitari
Se nel settore dei rifiuti non ci fossero le attuali realtà, per
legge, di monopoli privati a totalità di capitale pubblico, ma
una reale liberalizzazione del mercato, la concorrenza tra le
aziende avverrebbe sulla capacità di recupero e l’incenerimento
sarebbe superato.
www.beppegrillo